Ma tu, la mattina non lavori?

No, la mattina non lavoro.
Nel senso che non esco alle 7 e mezza e nemmeno alle 8 e non timbro nessun cartellino da nessuna parte a nessuna ora, quindi non ho bisogno di nessuno che lo timbri al posto mio mentre magari me ne sto al bar o al supermercato e questo è già qualcosa.
Si, posso svegliarmi con calma ad un'ora decente, non troppo tardi però, altrimenti mi gioco la mattinata.
Beh, che ti frega tanto che devi fare, non lavori la mattina tu!
Eh, te lo credi tu che non lavoro ma ci torno più tardi su questo punto, ora vorrei analizzare il fatto della sveglia da un punto di vista molto personale perché desidero con tutta me stessa vincere il senso di colpa, lo so che è stupido ma purtroppo lo provo, un po' meno di prima visto che l'età della ragione avanza, lentamente ma avanza, tuttavia lo provo lo stesso quindi ho pensato che se ne parlo posso espiarlo una volta per tutte.
Mi dicono che sono "beata", dato che di norma posso dormire fin quando voglio e per capire il motivo di tanta beatitudine ho bisogno di andare a monte e nel mio caso si va decisamente a monte dato che sono cresciuta a Monte Mario (ameno quartiere di Roma Nord) da dove tutto è partito, per tutto intendo la mia formazione in materia di danza. Dovete sapere che per fare la ballerina professionista bisogna studiare tanto e tutti i giorni e bisogna iniziare anche presto, questo vuol dire che mentre si discute molto sul fatto che un ragazzo non può decidere cosa fare nella vita in terza media perché ancora troppo giovane, un ballerino deve aver deciso di fare il ballerino più o meno in terza elementare! Vero, spesso i bambini studiano danza per volontà delle loro madri ma vi assicuro che la danza classica richiede talmente tanto sforzo fisico e mentale che se il bambino non ha voglia, smetterà, quindi il bambino che studia professionalmente danza lo fa perché lo vuole fare e a questo c'è da aggiungere che seguirlo in quest'impresa è un onere non da poco per tutta la famiglia.
Quindi dapprima si studia il programma accademico minimo due volte a settimana, poi si passa a tre, e poi necessariamente tutti i giorni continuando a frequentare la scuola dell'obbligo e più in là anche il liceo, spesso con successo, a dimostrazione che non siamo ignoranti, e questo forse, è già uno scoop!
Dall'età di tredici anni, età in cui iniziai i corsi giornalieri, tutti i santi giorni prendevo l'autobus a Monte Mario, quando ancora il 913 era il 47 barrato, una volta scesa a valle, ovvero in Prati, salivo sul 23 o sul 31 a via della Giuliana e dopo poche fermate arrivavo al capolinea di Piazzale Clodio, da qui qualche passo a piedi ed eccomi in via Carlo Mirabello dove aveva sede la sala C del Balletto di Roma. Un'ora e mezzo di lezione rigorosamente in divisa e pettinata con lo chignon e poi di nuovo due autobus per tornare a casa. Sottinteso che non erano ammessi ritardi, tantomeno assenze se non per malattia. Apro una parentesi: gli autobus erano quelli verdi che quando si fermavano ai capolinea bisognava armeggiare su e giù col freno a mano un po' di volte, incredibile come ricordo questo particolare tanto che mi pare di averlo ora davanti agli occhi, su molti mezzi c'era il bigliettaio e il sistema dei trasporti della capitale funzionava, insomma ci potevi contare, deduco che forse se ho studiato danza con costanza e senza ostacoli è anche grazie a questo, perché evidentemente negli anni '80 non solo la musica era migliore ma anche l'ATAC!
Torniamo però alla mia vita da allieva accademica, tutto quel tran tran quotidiano andò avanti per l'intero periodo della formazione quindi per circa dieci anni. Nel frattempo il 47 barrato era diventato 913, i nuovi autobus erano arancioni, la macchinetta aveva sostituito il bigliettaio e le mie lezioni si erano spostate nella sala A in via Dardanelli, sempre nella stessa zona.
Ho vissuto in pieno un'evoluzione pazzesca!
Ogni anno si affrontavano gli esami e con essi la paura di non passarli (pena l'esclusione dalla scuola), all'ordine del giorno erano le vesciche ai piedi e il sangue nelle scarpette, le maledette Porselli che quanto a malleabilità erano seconde solo al marmo. Tra tutti questi anni ci fu quello in cui facevo la sbarra a denti stretti per il dolore allo strappo muscolare al quale non ho mai permesso di fermarmi, poi l'anno che mi fecero ripetere sebbene non fossi stata bocciata nel precedente (dovevo migliorare l'en dehors) e il successivo in cui il mio miglioramento venne espresso con un voto e mezzo in più all'esame. L'anno ripetuto fu quello in cui non solo piansi tutte le lacrime possibili alla notizia di dover ricominciare il 5° inferiore prima di accedere al 1° giornaliero, ma anche quello in cui mi risollevai da questa sorte, che mi aveva letteralmente abbattuta, con una forza che non credevo di avere e quel voto e mezzo in più fu una gratificazione immensa, considerando la severità e il prestigio dei membri della commissione.
Quante emozioni e quante delusioni.
Emozioni e delusioni sempre presenti caratterizzarono anche gli anni come ballerina, alle audizioni per esempio: le emozioni quando le passavi cui seguivano quelle del palcoscenico e le delusioni quando ti scartavano, per non parlare dell'amarezza quando notavi l'evidenza con cui venivano prescelte le "raccomandate" di turno. Essere scartati all'audizione non era solo un problema morale ma significava soprattutto che non avresti guadagnato soldi per un po',  non dimentichiamoci che fare il ballerino è un lavoro, tra l'altro un lavoro che ha anche un costo perché bisogna studiare tutti i giorni anche da professionisti e le lezioni si pagano, c'erano quelle gratuite sindacali ma erano garantite solo ai possessori di un contratto in vigore.
Ho un flashback di quando poi, molto più tardi, già insegnavo danza moderna da anni, ma affascinata dall'hip hop andavo a prendere lezioni dagli americani per assorbire la pura essenza di questo stile così nuovo per me, ovunque e a qualsiasi ora mi fiondavo a studiare, pure quasi di notte dopo ore di lavoro. Far tesoro della danza classica ma scrollarsela di dosso per fare tutt'altro per riscoprire dopo anni quanto invece ti abbia aiutata anche in quello...pare facile! Ma indovinate un po'? Non lo è!
Sarebbe bello ora continuare con questa fase autobiografica che ha il suo fascino poetico ma è ora di arrivare al dunque: insomma, dopo tutti questi sforzi, questa immane fatica dai tempi dell'infanzia mi devo pure sentire in colpa se ora mi alzo alle 10? Ma nemmeno per sogno! E anzi, sappiate che spesso e volentieri mi alzo anche alle 11 perché da quei tempi di Piazzale Clodio e zone limitrofe non mi sono mai, mai e dico mai fermata un momento. A 25 anni ho preso la patente e poi ho cambiato anche quartiere, quindi addio 913 e autobus vari che qui a Roma oggi sono la morte, ma la sera insegno fino a tardi, mangio tardi e allora dopo tutte quelle ore di danza e dopo aver cenato sarò padrona di guardarmi episodi di serie tv come non ci fosse un domani?
Ma un domani c'è, anche per me, quindi nonostante tutto cerco di alzarmi e di darmi una regolata, infatti se ben ricordate, ma credo di si dato che la questione è recente, a inizio post ho scritto che non posso comunque esagerare con la sveglia in tarda mattinata perché non timbro il cartellino in ufficio ma tutte le lezioni con annesse coreografie di 9 corsi tra danza classica, moderna e hip hop che porto avanti, chi me le prepara? E i costumi per il saggio per tutti i corsi e tutti gli allievi per tutti i balletti anche quelli seguiti dalle assistenti, chi li compra? E le musiche chi le cerca, chi le scarica, chi le mixa? I comunicati per i genitori chi li scrive? E chissà quante altre cose che adesso non mi vengono in mente, chi le fa?
Ebbene, le faccio io, e quando?
La MATTINA!
Beh, ma almeno il sabato non lavori!
Aridaje, e qui potremmo aprire un altro capitolo infinito perché per fare tutte le cose sopra elencate le mattine non bastano quindi gli do giù di brutto il sabato e se è per questo anche la domenica.
Beh, ma almeno fai un lavoro che ti piace!
E qui cari miei alzo le mani, mi arrendo, avete vinto.
SI! Faccio un lavoro che mi piace, per dirla alla Instagram #ilovemyjob e sia chiaro che non voglio una medaglia per aver dimostrato che il mio lavoro va ben oltre le ore di lezione, che comunque non sono poche, non la voglio la medaglia no, e sapete perchè non la voglio? Semplice: perché la danza non è uno sport! Eh eh...non ve lo aspettavate lo so, non volevo infierire ma che ci posso fare se tutto ciò che qui pare facile, poi non lo è?

A presto
Miranda






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